Giuseppe Culicchia sarà ospite di Ciacolarte sabato 24 novembre al ristorante Ca'Beregane di Thiene!
Vieni a cena con noi e avrai l'occasione di chiacchierare con uno degli scrittori più promettenti del panorama italiano, ascoltando alcuni brani tratti dal suo ultimo libro Venere in Metrò mentre ti delizi il palato con i piatti proposti dal ristorante Ca'Beregane.
Prenotati entro il 20 novembre perchè i posti sono limitati!
costo della cena: 22 euro + tessera rancurarte (5 euro)
per prenotarti scrivi a rancurarte@yahoo.it
Giuseppe Culicchia esordisce come romanziere nel 1994, con la pubblicazione di “Tutti giù per terra”, seguito nel corso degli anni da numerosi romanzi, sempre ambientati nel mondo di ragazzi e quasi-adulti e da altri testi di stampo più saggistico, come “Torino è casa mia” o “Ecce toro”. Ha inoltre curato la traduzione del romanzo "Le avventure di Huckleberry Finn" di Mark Twain e dei romanzi American Psycho, Lunar Park e "Imperial Bedrooms" di Bret Easton Ellis. Nel 2001 ha tradotto la raccolta di racconti di F.X. Toole Lo sfidante, da cui Clint Eastwood ha tratto il film Million Dollar Baby e dal francese il saggio "Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il Pianeta" di Hervé Kempf. Sua è anche la traduzione dei "Racconti dell'Età del Jazz" di Francis Scott Fitzgerald. Come se non bastasse, nel corso degli anni ha intervistato tra gli altri Joe Strummer, Isabelle Huppert, Fernada Pivano, Bret Easton Ellis, Jonathan Safran Foer, Alberto Arbasino, Joey Ramone, Bruno Dumont.
L’abilità del Giuseppe Culicchia scrittore sta nella sua capacità di dipingere con tocco delicato ma profondo ed accurato il mondo con cui quotidianamente ci confrontiamo. I protagonisti dei suoi libri sono persone normali, reali più che realistiche, raccontati e descritti con cura ed attenzione, fino a farli diventare vivi e presenti accanto al lettore che, se non in tutti almeno in qualche aspetto, si riconosce in loro.
Questo è quel che succede incontrando Gaia, la protagonista dell’ultimo libro Venere in metrò. Gaia è una giovane donna, con una vita perfetta o che tende alla perfezione. In realtà è quasi obbligata dal contesto in cui vive a volersi sempre perfetta: taglia 38, sempre “in tiro”, sempre nei posti giusti, con gli abiti giusti e la cosa giusta da dire. Superficiale fino ad essere irritante. Si sente una donna di successo in quanto ideatrice del trend radical chic del momento: l’apericena.
Salvo che nella prima pagina del libro Gaia perde lavoro e marito. La perfezione si incrina e lascia intravedere un vuoto, una mancanza totale di punti di riferimento che la spinge a cercare rifugio nei blog, sempre prodighi di consigli per tutti e per tutto.
Da una vita perfetta quindi, o che tende alla perfezione, si ritrova a dover prendere coscienza di sé, dei suoi fallimenti e delle inutili necessità che nel corso degli anni ha messo al primo posto.
Questo libro disegna il ritratto di un mondo grottesco ma reale e presente, in cui ciò che conta è apparire sempre al massimo, anche se dentro non si ha più nulla se non incertezze. Un mondo fatto di relazioni inconsistenti, sbandierate sui social network prima ancora di essere vissute per davvero, di personaggi finti incoronati a modelli di vita e icone di stile. Attraverso l’espediente retorico di una ripetitività narrativa, l’autore rende al massimo la ripetitività del mondo reale, infestato da tormentoni inutili quanto sgradevoli, aggiornamenti quotidiani delle pagine facebook su cui si spalma la propria intimità ad uso e consumo di tutti, quei tutti con cui poi non si riesce a comunicare davvero.
Alcune donne, tra cui l’insopportabile mamma di Gaia, rimangono inghiottite dal sogno dell’eterna giovinezza e dell’intramontabile bellezza fino a diventare inquietanti maschere di se stesse. Gaia invece, nel perdere tutto (soldi, casa, marito, amante, guardaroba...) si rimette in piedi e trova, forse per la prima volta, se stessa, quella autentica. Imperfetta, senza soldi né iphone, ipad e ipod ma appagata dalla prima relazione vera e semplice: quella, ritrovata, con una figlia a cui era sempre troppo occupata per pensare.
E i maschi? I maschi fanno una ben magra figura: fuggono, spariscono, sono bambini di 40 anni che rifiutano la sola idea di prendersi delle responsabilità. Sono assenti, quasi inconsistenti. Il marrone è il nuovo nero. E se l’uomo è la nuova donna, si tratta di una donna senza palle. È questa la frase che Gaia si ripete continuamente, quasi come un mantra. Venere in metrò è un omaggio alle donne, una fiaba moderna in cui è davvero molto bello credere.
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